Sono i tre passaggi fondamentali per selezionare il corretto abbigliamento protettivo per ogni contesto lavorativo.
Infatti, se utilizzato correttamente, l’abbigliamento protettivo è un utile strumento che contribuisce a proteggere dai rischi cui si è esposti negli ambienti di lavoro.
Silvia Mertens, ingegnere tessile e responsabile prodotto di Mewa, uno dei fornitori di servizi tessili leader a livello europeo, ha creato una sorta di decalogo finalizzato a una scelta corretta, sicura e responsabile dell’abbigliamento protettivo.
Il tutto partendo da due semplici domande che fanno capo alla valutazione dei rischi: in quali ambienti di lavoro viene indossato l’indumento protettivo e da cosa deve proteggere? A quali requisiti normativi deve rispondere?
Una volta definiti questi parametri è logico prendere in esame l’abbigliamento attualmente in uso dall’impresa e chiedersi quali siano i vantaggi o gli svantaggi che presenta e cosa si richiede, invece, al nuovo indumento da lavoro.
Stabiliti questi criteri, si procede alla scelta. Ovviamente, trattandosi di capi che vengono usati (e spesso strapazzati) tutti i giorni durante l’attività lavorativa, non ci si può fermare alla teoria, è infatti essenziale testare direttamente sul posto di lavoro l’abbigliamento che si vuole scegliere, verificare, quindi, che il capo sia veramente adatto e fino a che punto protegga dai rischi specifici di quel posto di lavoro, per esempio da agenti chimici o dagli effetti del calore.
Last but not least
Infine un punto fondamentale: cosa ne pensano i dipendenti che lo devono indossare? Sappiamo infatti benissimo come la comodità sia direttamente proporzionale all’utilizzo di un determinato strumento o dispositivo di protezione individuale.
Ecco quindi che diventano fondanti i tre termini del titolo: pestare, provare e decidere. Occorre anche valutare se gli indumenti protettivi si possono combinare con altri DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), come calzature e guanti di sicurezza.
Ovviamente, la durata del test varia a seconda delle dimensioni dell’azienda e del numero di dipendenti. I fornitori di servizi tessili come Mewa offrono ai loro clienti test di prova della durata di giorni interi, se non di settimane o mesi, prima che il cliente decida definitivamente.
I test possono inoltre fornire altre informazioni molto utili, ad esempio inerenti le taglie. E non solo sotto il profilo estetico. Per proteggere completamente, l’indumento deve calzare perfettamente, non può tirare sulla pancia, avere maniche troppo corte o pantaloni troppo lunghi. Quindi, se la taglia non è giusta, deve essere adattata.
Ma questo può essere fatto solo da esperti che sanno quali modifiche sono ammesse dall’ente certificatore. “Qualsiasi intervento successivo sul tessuto, sulle cuciture piuttosto che sulle chiusure”, conferma Silvia Mertens, “può invalidare la certificazione. Inoltre può essere utilizzato solo materiale speciale, per esempio del filo speciale ignifugo, perché solo così si mantiene la funzione protettiva”.
Anche il lavaggio non può essere effettuato a casa con le lavatrici domestiche, perché questo procedimento potrebbe compromettere le funzioni protettive dell’indumento stesso. Senza dimenticare gli sprechi connessi ai lavaggi casalinghi.
Perché un indumento mantenga tutte le sue funzioni protettive, Mewa ha messo a punto il suo sistema di gestione in Full-Service: gli indumenti indossati vengono ritirati sporchi, lavati, se necessario sono riparati con competenza, eventualmente viene ripristinata la funzione protettiva per mantenere gli standard di sicurezza e infine sono riconsegnati puliti al cliente.
Un circolo virtuoso e sostenibile, che garantisce sicurezza al cliente e solleva l’azienda dalle incombenze relative alla gestione dell’abbigliamento protettivo.