Perché continuiamo a farci del male?

2022-07-29T15:14:58+02:0029 Luglio 2022|Categorie: Notizie|

di Emanuela Pirola e Cristiano Pinotti

Mario Draghi ha rassegnato le dimissioni da Capo del Governo. A nulla sono valsi i tentativi di Sergio Mattarella di ricomporre la situazione. Si andrà a votare il 25 settembre.

Una cosa che ho sempre rimproverato a tanti campioni dello sport (ma anche della politica e del tessuto imprenditoriale) è l’incapacità di lasciare al momento giusto. Mario Draghi lo ha fatto, anche se indubbiamente c’era la possibilità di “rimanere in sella”. Lo ha fatto senza subire la “sfiducia”, cioè ancora da campione. Chapeau!

Come per molte altre questioni, anche per queste dimissioni la vox populi nelle strade, nelle piazze e nei bar si è fatta attendere. Sarà colpa del caldo, indubbiamente elevato, che spinge la mente dei più a pensare solo al mare e alle vacanze. Quando torneranno a casa, al fresco, magari ci penseranno.

Nel frattempo è scoppiata la campagna elettorale (che comunque era già in atto). Anche in questo caso, vox populi è silente.

Ciò che non è invece silente, è la voce digitale, quella di ognuno di noi espressa sui social. Eh, mamma mia, che paura.

Finché sarai fortunato, conterai molti amici: se ci saranno nubi, sarai solo.

Ma in verità ciò che voglio scrivere qui non è tanto la follia dei social (che, badate bene, sarebbe già di per se stessa un grave problema da risolvere), ma porre l’attenzione sulla situazione generale che ha portato alle dimissioni di Draghi. Facciamo un veloce punto della situazione:

  1. che ci piaccia o meno, Mario Draghi è una figura di spicco del panorama politico internazionale, rispettato e ascoltato. Erano anni che l’Italia non aveva un premier di questa caratura. Che non fosse eletto, a questo punto, è un fattore che non ha tutto il valore che alcuni gli conferiscono (il fatto che i Capi di Governo siano stati per anni politici eletti non significa che era un obbligo di legge, quanto una consuetudine. Nella Costituzione italiana non c’è scritto che il Capo del Governo debba essere eletto: può essere qualunque cittadino italiano cui a) il Presidente della Repubblica dia mandato e b) ottenga la fiducia del Parlamento, ossia la – ormai – famigerata maggioranza. E questa si, che deve essere eletta!);

  2. la situazione ereditata da Draghi era già “messa male” da anni di una gestione politica ed economica un po’ discutibile, via, e da una pandemia che ci ha davvero messi alla prova (e non ne stiamo uscendo benissimo, ammettiamolo). A questo si è aggiunta una guerra sul suolo europeo, cosa che non si vedeva da 70 e passa anni. Non è una scusa, ma cavoli, ci manca una catastrofe naturale (ops, la siccità è comunque arrivata) e una crisi economica (ah, ma c’è pure questa, innescata dal cosiddetto Shortage of everything). Beh, certo Draghi non si è fatto mancare proprio nulla tra le possibili “gatte da pelare”;

  3. durante la pandemia le forze politiche italiane si sono indebolite, disorganizzate e, lasciatemelo dire, hanno perso il contatto con la realtà della vita quotidiana della popolazione (contatto che era ahimè già piuttosto labile);

  4. i miracoli su questa Terra li ha fatti una sola persona, due millenni fa circa;

  5. tutti (ma proprio tutti, compresa io che scrivo e tu che leggi) fanno errori.

Quindi, da una situazione del genere, cosa poteva fare una persona come Draghi, che per quanto sia brillante, è pur sempre una persona, non un mago (o la persona del punto 4, per intenderci)?

Ci ha messo una pezza. Facendo quello che sa fare meglio: i conti. Ecco il PNRR, ecco il sostegno economico della UE, e qualcos’altro ancora.

E poi, giusto perché un po’ persona brillante lo è, Draghi ha dimostrato anche qualche dote diplomatica. Insomma, ai consumati politici ha bagnato il naso. Perché? Perché  è chiaro che Draghi non ha semplicemente deciso di seguire l’alleato storico e mandare all’aria i conti delle famiglie italiane.

No, lui un piano ce l’aveva. Eccome se lo aveva.

Ha deciso di seguire gli USA perché non si buttano al macero 70 e passa anni di alleanza per cosa? Seguire uno che si chiama Putin e che ha riportato l’Europa indietro di quasi un secolo? Via dai! Gli USA non sono più quelli di un tempo (Trump, l’assalto al Campidoglio e le ultime di Biden non sono certo i passaggi storici migliori degli Stati Uniti, ammettiamolo), ma Draghi era nella situazione di “dover scegliere il meno peggio” (come gli elettori italiani nelle cabine elettorali): una democrazia che, pur con la carta gommata, comunque sta in piedi o un dittatore che non si fa scrupolo di “eliminare” gli oppositori. Voi cosa avreste scelto? Rispondetevi sinceramente, tanto non dovete (am)metterlo per iscritto, e neanche ad alta voce.

Questo è il vero dramma. Recarsi al seggio elettorale e sapere di dover scegliere il “meno peggio”, cioè quello che, forse, farà meno danni. E nel panorama politico nazionale questa scelta appare ardua. Molto ardua.

Ma Draghi sapeva che comunque gli USA avrebbero fatto il proprio gioco, prima che quello degli alleati. E così si è guardato intorno: ed è volato in Algeria, a firmare, zitto zitto, un accordo per sostituire il 20% del gas russo con quello algerino.

Si, abbiamo ancora un cappio al collo, ma il laccio si stava allentando… e se lo avessimo lasciato fare, il nostro bravo Draghi forse sarebbe anche riuscito a scioglierlo, questo benedetto laccio. E poi, chissà…

Ora invece lui se n’è andato (e secondo me è pure bello contento di essersi levato questa Italia lagnosa e sempre irriconoscente dagli attributi che, in ogni caso, ha dimostrato di avere). E chi ci toglierà il cappio dal collo? Chi affronterà Biden, Lagarde e von der Leyen o, peggio, Putin?

Salvini… Letta… Conte… Grillo… Di Maio… Meloni… devo andare avanti?

No, mi fermo qui, perché adesso si che devo andare a prepararmi ad affrontare qualcosa di ancora più concreto: le bollette energetiche di questo inverno 2022/2023.