Dopo due fiere di successo, Geofluid e GIS 2023 che hanno superato ogni aspettativa in termini di visitatori richiamati, e alla vigilia di un Ecomondo che si annuncia essere la migliore edizione degli ultimi anni, viene spontaneo domandarsi quanto c’è di concreto nelle previsioni che danno il 2024 come anno di crisi del settore construction.
Quello che sembrerebbe plausibile è un rallentamento dell’economia dovuto a una congiuntura di fattori sfavorevoli: le difficoltà delle supply chain, la scarsa crescita economica, gli alti tassi di interesse e l’inflazione, nonché le incertezze geopolitiche vecchie e nuove rendono imprecisa una previsione degli andamenti, previsione che resterebbe comunque non pessimistica.
Sebbene quindi sia abbastanza certo che il settore edile verrà interessato dal rallentamento, questo in primis non sarà drastico e, d’altra parte, ci saranno diverse possibilità di arginare la flessione. E, last but not least, l’Italia potrebbe discostarsi in parte dall’andamento previsto negli altri grossi mercati europei, sia facenti parte della UE (Francia e Germania) che non (UK).
Cosa si intravede al di là delle Alpi?
In soldoni, quello previsto è un rallentamento anche oltralpe. La stessa Commissione Europea ha tratteggiato uno scenario in calo sui principali Paesi (ovviamente l’Italia in tali grafici non viene riportata quasi mai).
In Francia l’aumento dei tassi di interesse sta iniziando a frenare il mercato immobiliare, ma la forte attività generata dalle Olimpiadi di Parigi del 2024 e dall’espansione della metropolitana Grand Paris Express contiene il calo.
La Germania è alle prese con un’inflazione elevata e tassi di interesse in aumento. Dopo due anni di andamento solido nelle costruzioni, in particolare per l’edilizia abitativa, la domanda ha iniziato a diminuire ed è chiaro che il settore residenziale rallenterà nel 2024 al termine dei progetti in corso.
Nel Regno Unito la situazione del mercato construction è in fase peggiorativa sia a livello di privato che di pubblico. Le azioni della banca centrale del Regno Unito, volte a contrastare l’inflazione dilagante, hanno reso i mutui meno accessibili e hanno esercitato una pressione crescente sulle finanze delle famiglie, facendo esaurire la domanda di nuove costruzioni private. A livello pubblico, sebbene progetti infrastrutturali come HS2 abbiano consentito al Regno Unito di mantenere la crescita per i progetti infrastrutturali negli ultimi anni, è evidente che l’aumento vertiginoso dei costi dei materiali sta spingendo il governo britannico a ridimensionare e ritardare alcuni progetti.
E in Italia?
Nonostante i venti avversi che arrivano dall’Europa, la situazione in Italia stenta a flettere. In ogni caso la legge di bilancio del Governo Meloni ha confermato anche nel 2024 una serie di bonus:
- Superbonus al 70%;
- Bonus barriere architettoniche;
- Sismabonus;
- Bonus ristrutturazioni;
- Bonus verde;
- Ecobonus.
Detrazioni che dovrebbero sostenere il mercato, anche se in maniera più limitata a quanto siamo stati abituati in questi anni. Ma non ci sono ad oggi indicatori che facciano intuire un calo radicale. Certo l’edilizia privata soffrirà più di quello di quello delle infrastrutture
Quali sono quindi le strategie adottabili?
In merito alla vendita/noleggio di macchinari, si prevede che aumenti la richiesta di macchine e prodotti che garantiscano una migliore efficienza (e quindi produttività) e/o una maggiore versatilità applicativa. Rientrano in questa categoria, ad esempio, le macchine ad alimentazione ibrida/full electric che permettono:
- maggior versatilità legata alla possibilità di operare in ambienti chiusi e/o regolamentati (aree urbane, centri storici, ecc), che di fatto sono possibili opportunità di business;
- riduzioni del TCO (non tanto a livello di consumi data l’incertezza energetica in atto, quanto di costi di manutenzione);
- accesso ad agevolazioni fiscali.
Ci sarà anche la possibilità di aumentare il fatturato a livello di servizi: quelli di post vendita innanzitutto, ma anche nel noleggio inteso come servizio offerto.
Infine, una considerazione
Fatta questa analisi a grandi linee del 2024, vale la pena soffermarsi su un altro punto: se per un anno non si crescesse freneticamente a doppia cifra, non sarebbe forse un bene? Questo potrebbe infatti influire su una normalizzazione dei costi e dell’inflazione, e dare tempo alle aziende e alle filiere produttive di recuperare i ritardi nella produzione e di tornare a una normalità logistica e produttiva.
Se è vero il detto che non tutto il male vien per nuocere… solo una raccomandazione: il 2024 sarà un anno povero di fiere specializzate, quindi occhio a non perdere di vista il contatto con il mercato.