Basta costruire case nuove. È ora di riqualificare energeticamente quelle già esistenti. Ci guadagneremo tutti in salute e portafogli. E anche il Pianeta avrà i suoi benefici.
Cecilia Hugony, titolare, socio fondatore e amministratore di Teicos UE, è anche la coordinatrice di Renovate Italy. Definire cos’è Renovate Italy e comprendere appieno la profondità e la complessità degli obiettivi e del programma che questo pool di aziende si è prefisso non è semplice. La materia è vasta e, soprattutto, si declina in aspetti davvero diversi tra loro. Ma è proprio questa, probabilmente, la forza di questo progetto. Per capire il quale abbiamo fatto una chiacchierata proprio con Cecilia Hugony.

Renovate Italy riunisce realtà imprenditoriali e no profit accomunate dalla volontà di sensibilizzare e promuovere la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente. In sostanza come possiamo definire Renovate Italy? Un consorzio? Un ente? Un’associazione?
Spiegare e poi comprendere cosa sia Renovate Italy non è facile. Si deve partire dalla storia, che in parte è anche la mia. Sono socia, fondatrice e amministratore di Teicos UE che, fin dagli inizi dell’attività, si occupa esclusivamente di riqualificazione, anche energetica, di edifici esistenti, sia pubblici che provati. La mia storia nel progetto Renovate inizia a livello europeo, quando sono stata coinvolta in alcune attività di Renovate Europe. Attraverso queste esperienze a livello europeo ho maturato la consapevolezza che anche, e forse soprattutto, in Italia, vi era la necessità di creare una realtà analoga, specificamente dedicata al patrimonio edile italiano e alla sua riqualificazione energetica. Definire però Renovate Italy non è semplice. Non si tratta, infatti, di un’Associazione o di una partnership tra aziende; possiamo dire piuttosto che si tratta di un tavolo di lavoro, un comitato promotore che riunisce allo stesso tavolo aziende e realtà anche molto diverse tra loro ma accomunate da un obiettivo comune. Renovate Europe nasce nel 2011 e riesce a mettere allo stesso tavolo ambientalisti e industria (non solo chimica, ndr). In Italia le aziende coinvolte nel processo iniziale hanno deciso di sposare la stessa formula di Renovate Europe, per seguire l’idea originale e per permettere alle filiali italiane delle aziende già partecipanti a Renovate Europe di ritrovare il medesimo ambiente e approccio.










Come è strutturata Renovate Europe?
In Europa Renovate Europe si appoggia a un’associazione, EuroACE, che riunisce a livello europeo produttori di materiali isolanti e che ha lanciato la campagna di informazione politica, Renovate Europe Campain. In seguito a Renovate Europe hanno aderito realtà industriali anche diverse e impegnate su altri fronti che non sono quelli strettamente edili o di produzione di materiali edili, fino a comprendere addirittura organizzazioni sociali o ambientaliste interessate ad aumentare l’interesse sociale verso una tematica, quella del riefficientamento energetico, che non ha risvolti solo strettamente economici ed edili, ma anche sociali. Basti pensare al grave problema ancora in essere tuttora in UK dove una fetta della popolazione ancora oggi non è in grado di pagare le spese di riscaldamento della propria abitazione e patisce il freddo; oppure al problema ambientale legato ai consumi energetici necessari al riscaldamento di un edificio non efficiente. Oggi alle attività di Renovate Europe partecipano anche Costruttori di impianti di riscaldamento, divenuti anch’essi sempre più sensibili alla tematica della corretto approccio a edifici energeticamente efficienti e sostenibili, che hanno capito che un edificio con un buon involucro termico rende più prestazionali i loro impianti. A ruota sono entrati poi altre produttori, come quelli di infissi, fino ad arrivare ad altre associazioni tra cui la Federazione europea delle costruzioni, che raccoglie anche l’italiana ANCE cui noi di Renovate Italy in parte ci appoggiamo. Renovate Italy non è ovviamente un circolo chiuso, ma aspira a crescere anche in termini di aziende aderenti: in Italia sarebbe utile avere tra le nostre fila rappresentanti del mondo universitario e dell’industria impiantistica così come dell’imprenditoria edile, almeno a livello di associazione.

In cosa consiste concretamente l’attività di Renovate Italy?
Le aziende che aderiscono a Renovate Italy sottoscrivono una lettera d’intenti (position paper, disponibile sul sito https://renovate-italy.org) nella quale sono descritti gli obiettivi che si vogliono perseguire, dichiarando di condividerli e di attivarsi al fine di sostenerne e promuoverne il raggiungimento. Renovate Italy si impegna per raggiungere una diminuzione dell’80% dei consumi di energia negli edifici nel periodo 2005-2050, ottenuto mediante la realizzazione di interventi profondi, ossia che riducano almeno del 60% il consumo di energia necessaria al riscaldamento dell’edificio, sia esso pubblico o privato. Per ottenere tale percentuale è necessario tenere un “ritmo” di riqualificazione energetica negli edifici con un tasso annuo di almeno il 3% fino al 2050 e bisogna promuovere e ottenere lo sviluppo di un quadro normativo e programmatico a livello nazionale e regionale che permetta il raggiungimento di quanto sopra. Per il raggiungimento di questi obiettivi, Renovate Italy promuove l’elaborazione di un programma ambizioso a livello nazionale per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico e privato, in applicazione all’articolo 4 dell’Energy Efficiency Directive (2012/27/UE), che fissi i risultati attesi in termini di efficienza energetica ed investimenti generati; l’approvazione di un nuovo quadro d’incentivazione stabile a lungo termine per l’edilizia privata e pubblica, accessibile a tutti, che non premi le semplici sostituzioni edilizie ma le riqualificazioni profonde, poiché sono quelle che consentono la maggiore diminuzione di consumi, che creano maggiore occupazione ed evitano le emissioni climalteranti; la creazione di strumenti finanziari specifici, garantiti da fondi pubblici, a tassi agevolati e di durata proporzionale al pay-back time degli interventi di riqualificazione energetica negli edifici (15-20 anni); la realizzazione di campagne informative, per sensibilizzare tutti i cittadini sui benefici della riduzione dei consumi di energia negli edifici.Per ottenere questi risultati Renovate Italy sta portando avanti, analogamente a Renovate Europe, un’opera di sensibilizzazione degli attori politici e finanziari che possono intervenire per inserire norme, proposte e programmi che favoriscano la crescita della domanda di riqualificazione energetica da parte dei proprietari.

Il programma che ha appena esposto è ambizioso e ha ovviamente bisogno di un sostegno economico. È fornito dalle aziende che sottoscrivono la position paper?
Ogni azienda che entra in Renovate Italy può decidere se partecipare con un contributo in azioni e attività (supporto legislativo, supporto tecnico, supporto organizzativo e così via), piuttosto che un contributo economico.
In un mondo qual è quello attuale è difficile credere che aziende private si “consorzino” per operare nel sociale in modo completamente gratuito. Pur credendo nella voglia di migliorare l’Italia sotto il profilo dell’efficientamento energetico, le aziende partecipanti avranno un loro tornaconto…
Indubbiamente il programma di Renovate Italy è ambizioso. Ma la vera differenza è che si tratta veramente di un’operazione nella quale il business è solo una parte di un progetto più vasto, nonostante detto così sia inverosimile. Renovate Italy parte da basi diverse da quelle del mero business, parte da un’ottica diversa anche da parte delle aziende. Perché? Credo di non sbagliare affermando che oggi la sostenibilità ambientale non è più un argomento “alla moda” portato avanti dalle sole voci di realtà ambientaliste; è diventata piuttosto una tematica cruciale nel dialogo politico tra Nazioni, così come nel settore privato, dove molte aziende hanno compreso che si tratta di scelte legate a come sopravvivere in futuro. Si tratta di una tematica, inoltre, trasversale, che sta dilagando in tutti i settori e le attività umane. L’edilizia è un settore che rappresenta il 9% del PIL europeo, impegna svariate migliaia di addetti che, essendo estremamente specializzati, difficilmente trovano altro impiego, e che ha bisogno di cambiare completamente mentalità. Oggi le nuove spinte ambientaliste ed economiche a livello mondiale hanno decretato la fine del vecchio modello di business dell’impresa edile, incentrata fondamentalmente sul costruire edifici nuovi. Oggi un programma di business di questo tipo va considerato non fermo per la crisi, ma definitivamente terminato. Anche con un’economia in ripresa non sarà più possibile creare business, valore e ricchezza continuando solo a costruire il nuovoo. Oggi la vera risorsa per il settore edile è il patrimonio già costruito. E concentrarsi sul patrimonio edile esistente, come fa Renovate Italy, riesce ad accomunare verso un unico obiettivogli interessi di realtà anche molto distanti fra loro, che in passato o non avevano avuto bisogno di parlarsi, o addirittura erano contrapposte. Penso per esempio al fatto che al tavolo di Renovate Italy siedano realtà come Legambiente e SaintGobain: in passato contrapposti, oggi riuniti per raggiungere, anche se con scopi diversi, un obiettivo comune. La riqualificazione energetica degli edifici è una, indipendentemente che Legambiente la promuova per la salvaguardia del pianeta e che SaintGobain la persegua per un business più duraturo (che peraltro assicura posti di lavoro e un’economia funzionante, ndr).
Per una volta valori etici e sociali coincidono con esigenze imprenditoriali, che hanno sempre rappresentato un motore molto potente. Oggi vi è una comunanza di obiettivi che non sono più solo etici o economici: l’obiettivo comune è la sopravvivenza del pianeta. La crescita economica non può più essere svincolata da parametri fino a oggi completamente ignorati: la necessità di una crescita sostenibile non è più un pourparler, è un’esigenza reale e impellente.
Concretamente nei cantieri come si manifesterà il programma di Renovate Italy?
Nel position paper gli obiettivi he si prefigge Renovate Italy sono espressi chiaramente. Per raggiungerli concretamente serve una maggiore sensibilità delle parti istituzionali e finanziarie da un lato. Ma dall’altro i cantieri dedicati alla riqualificazione energetica del patrimonio esistente, la mano operativa di questo processo, dovranno diventare sempre più numerosi e contemporaneamente sempre più ambiziosi. Tecnicamente dovranno essere vere riqualificazioni energetiche, non di interventi semplicistici, non coordinati da un programma complessivo dei lavori di riqualificazione, spacciati per riqualificazione. Nei cantieri devono poi diffondersi studi, la conoscenza delle novità tecnologiche e delle buone pratiche.
Quando si parla di patrimonio edilizio esistente, ci si trova di fronte a un mondo quasi infinito. Possiamo fornire alcuni numeri?
Renovate Italy vuole portare avanti le tematiche dell’efficienza energetica esclusivamente sul costruito, un approccio che vede ancora parecchie lacune a livello legislativo dove ancora la tematica è affrontata solo per gli edifici nuovi, mentre in realtà il grosso del lavoro da fare è sul patrimonio esistente. Normative, indicazioni, documentazioni tecniche sono disponibili solo per edifici nuovi. Eppure, secondo gli ultimi studi, nel 2050 l’80-85% del patrimonio edilizio che sarà utilizzato esiste già ora. Quindi la considerazione importante è la seguente: andare a intervenire sull’efficienza energetica del solo nuovo significa impattare, attualmente, sul 10% circa del patrimonio edilizio. Una fetta che, sebbene importante, è irrisoria a livello di risultati, per esempio sul contenimento delle emissioni di anidride carbonica. È indispensabile quindi intervenire sull’esistente, e servono idee specifiche. Non si può pensare di intervenire su un edificio esistente pretendendo di applicare norme, tecnologie e approcci finanziari utilizzati per gli edifici nuovi. Serve un approccio nuovo e dedicato. Un approccio che nel mondo delle associazioni edili italiane è ancora molto lontano dall’essere compreso, accettato e condiviso perché ancora non si è compreso che l’approccio deve essere diverso.
Potrebbe darci qualche anteprima in merito al convegno che si svolgerà a Milano?
Il Convegno del 14 novembre prevede un ricco programma, con la partecipazione di diversi e importanti rappresentanti politici, e arriva a chiusura di un anno che Renovate Italy ha dedicato proprio alla sensibilizzazione di Enti e Istituzioni per la creazione di un piano nazionale di riqualificazione energetica del patrimonio edile esistente. Saranno discussi tre studi molto interessanti, alcuni presentati per la prima volta in Italia, che a nostro avviso sono particolarmente emblematici e fondamentali per trasmettere alcuni concetti, ossia: la riqualificazione energetica ha effetti positivi molto più numerosi e a volte anche nascosti rispetto a quelli comunemente conosciuti quali il risparmio dei costi dell’energia o il minor impatto ambientale (per esempio meno problemi e minori costi sanitari legati a malanni derivanti dall’abitazione in edifici umidi, freddi o solo disposti male per cui causano incidenti quali cadute, ecc: si tratta di quanto emerge dallo studio condotto sulla città di Liverpool che propone un approccio alternativo e capace di sensibilizzare anche Enti e Istituzioni. Un secondo studio interessante sarà quello che prospetterà come il futuro economico dell’edilizia sia legato indissolubilmente allo sviluppo di un piano di transizione energetica del patrimonio costruito verso una quarta rivoluzione industriale. Un tema che va spiegato dettagliatamente e che spero venga poi approfondito durante la tavola rotonda che seguirà al convegno. Ma nonvoglio svelare altri dettagli perché vale davvero la pena seguire il convegno direttamente.
IN CONCLUSIONE
Lo sviluppo sostenibile è una necessità innegabile, che coinvolge tutte le persone e tutte le realtà aziendali, politiche, istituzionali e finanziarie. Non si può pensare di avere un futuro senza darlo al pianeta che ci ospita. La sostenibilità passa attraverso tutte le attività umane, compresa l’edilizia che ha di fronte una nuova, grande sfida. Non più dare una casa a chi non l’ha, ma dare una casa energeticamente efficiente a tutti (o quasi, almeno). Entro il 2050, possibilmente.
E questo obiettivo, forse per la prima volta nella storia del capitalismo occidentale, è comune a tutti, ma proprio tutti: aziende, associazioni, governi, nazioni, persone comuni. E, perseguendolo, tutti, ma propri tutti, ne avranno dei vantaggi.