Cronache della ripartenza, cosa ci aspetta secondo UNACEA

2020-05-26T09:38:06+02:0028 Aprile 2020|Categorie: Movimento terra, Notizie|Tag: , , |

UNACEA rileva un crollo del 15% nel primo trimestre 2020, e prospetta una ripartenza difficile. Da qui l’ipotesi di una chiusura del 2020 intorno al 19%.

 

Dal collasso del 2013 (- 42%) il settore delle macchine per l’edilizia non è mai tornato agli antichi fasti, ma 2019 si era chiuso con una crescita del 15% e anche l’andamento previsto per il 2020 confermava una tendenza al rialzo quanto meno analoga, tendenza che i primi due mesi dell’anno avevano confermato. Ma il solo mese del primo trimestre coinvolto dal lockdown, marzo, è bastato da solo a ribaltare tutti i numeri.

Secondo quanto emerge dal Report commercio estero Unacea-Cer, l’export italiano di macchine per costruzioni ha registrato un calo del 15,5% rispetto allo stesso periodo del 2019, per un valore di 367 milioni di euro.

La contrazione più significativa riguarda le esportazioni di macchine stradali (-23%); seguono le macchine per la perforazione (-31%), le macchine per il movimento terra (-15%), le macchine per la preparazione degli inerti (-10,5%), le gru a torre (-9,5%) e le macchine per il calcestruzzo (-6%).

 

Le importazioni, con un valore di oltre 169 milioni di euro, crescono invece del 27%. La bilancia commerciale, che mantiene un avanzo di 197 milioni di euro, registra tuttavia una contrazione del 34% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Analizzando la situazione per linee di prodotto, si scopre che nel calo generale esistono oasi felici, quali minipale e terne. Ma in generale si può affermare che marzo è stato un mese assolutamente inesistente a livello commerciale di vendite, altrimenti non si spiega il risultato così negativo.

A questo punto che previsione fare per il resto del 2020?

Premesso che quanto stiamo esporre e ipotizzato da UNACEA NON è una previsione, impossibie da farsi, quanto piuttosto uno spunto di ragionamento, l’ipotesi che segue porta a una possibile perdita complessiva del mercato construction in Italia del 19% a fine 2020.

Come arriviamo a -19%? Accertati i risultati del primo trimestre evidenziati poc’anzi, si suppone che anche il secondo trimestre, che vede comunque aprile al pari di marzo un mese inesistente commercialmente, non farà registrare numeri positivi. E probabilmente gli altri due trimestri finali subiranno complessivamente una crescita zero, derivante comunque dagli sforzi messi in atto per la ripartenza vincolata ai mille obblighi sanitari.

A luglio si potrebbe tornare alla situazione del 2019 solo se arriveranno gli aiuti governativi sui lavori pubblici, ma molto sta anche a come reagiranno le aziende, ossia non è dato sapere oggi le tempistiche di recupero delle attività produttive.

STEFANO FANTACONE, direttore scientifico CER, Centro Europa Ricerche

Da un punto di vista macroeconomico il punto di massima caduta è stato la settimana dopo Pasqua. Da allora i consumi elettrici sono ripartiti, e con essi la Fase 2 degli andamenti economici, di cui è difficile ipotizzare l’intensità. Bisogna attendere un assestamento delle dinamiche per capire se il -8% dell’intera Italia ipotizzato dal Governo a fine anno sia credibile.

La domanda cruciale è: quanto sarà rapida la ripartenza? Difficile che quest’anno il recupero sarà completo, probabilmente non si andrà oltre i 2/3 di quanto perso nel primo semestre.

Pesano comunque alcune incognite: saranno necessari altri lockdown? Il sistema bancario intasato dai primi aiuti reggerà? I prestiti continueranno ad essere erogati lentamente, cosa che porterà a una crisi di liquidità generale?

Nel settore construction, specificatamente, pesa la mancanza di un programma di investimenti pubblici e l’indice delle costruzioni è rallentato più del previsto. Servono forme di sostegno economico con denaro a fondo perduto, opere pubbliche dalle procedure snelle e attuazione rapida (sulla falsa riga del Ponte di Genova).

ENRICO PRANDINI di Komatsu

Davanti a noi ci sono due possibili scenari:

SCENARIO POSITIVO: la pandemia scema (anche senza sparire, fino ad arrivare al vaccino), quindi l’indice di fiducia dei consumatori cresce e di conseguenza, pur con la paura di nuove tasse che andranno a compensare quelle perse nella crisi, le imprese propenderanno a fare investimenti perché i cantieri ripartono.

Si spera che i soldi che arriveranno dall’UE non vadano solo all’assistenzialismo di prima linea, ma vengano indirizzati anche verso nuovi investimenti che possano far ripartire l’economia.

Comunque va ricordato che ogni azienda ha la sua situazione specifica: ci sono quelle che hanno ancora molti ordini a portafoglio e altre che si spera recupereranno quanto perso nel primo trimestre. In ogni caso il secondo trimestre sarà in linea con il primo quindi il -19% ipotizzato è piuttosto probabile.

SCENARIO NEGATIVO: la curva epidemiologica torna a salire e tornano le misure restrittive. Il conseguente crollo dell’indice di fiducia è inevitabile e tutti gli aiuti vanno all’assistenzialismo di prima linea. Si fermano completamente i cantieri, e quello che ne deriva è il disastro economico nazionale. A livello di export, i clienti stranieri potrebbero cancellare gli ordini a seguito di un secondo lockdown, rivolgendosi ad altri costruttori. Ma anche in questo caso fare previsioni è difficile perché anche la situazione europea è in continua evoluzione.

Per i prossimi sette/otto mesi, inoltre, si dovrà fare i conti con fatto che il sistema produttivo, almeno per alcune aziende, subirà una limitazione derivante dalle misure di sicurezza necessarie per la salvaguardia degli operatori. Le linee di produzione non saranno quindi al 100% della loro capacità.

GIANLUCA CALÌ di CGT

I numeri rilevati lasciano alquanto stupiti perché il crollo di marzo ha influito pesantemente sui numeri comunque positivi di gennaio e febbraio. CGT sta raccogliendo i dati delle ore di lavoro sulle macchine monitorate e a marzo si è registrato un – 80% rispetto a febbraio per le unità impegnate in lavori di costruction e cave.

Il settore dei rifiuti invece si è mantenuto più stabile con un calo solo del 15% dovuto alla mancanza dei rifiuti industriali da gestire. Già dopo Pasqua si sono notati segnali di ripresa: costruzioni e cave a – 50% e sui rifiuti -7/8%.

MARCO PROSPERI di ASSODIMI-ASSONOLO

Gli Associati che hanno confermato i mesi di gennaio e febbraio molto buoni (+15% rispetto a +10% preventivato). Marzo ha invece registrato un calo di richieste altissimo anche se alcune attività hanno comunque potuto continuare ad operare. Problemi principali: liquidità ormai al limite (cassa integrazione, posticipo rate leasing, ecc).

I grossi noleggiatori hanno bloccato gli investimenti per rinnovo flotta, mentre i noleggiatori di medie dimensioni hanno problemi di liquidità, pur avendo in parte continuato a lavorare. I piccoli noleggiatori, infine, sono le realtà più colpite in quanto hanno completamente interrotto la propria attività.

Assodimi-Assonolo ha rivisto la crescita da +10% a +1,5% ammesso che ci sia la ripartenza e che perduri il clima di fiducia.

MIRCO RISI, presidente UNACEA

“La dinamica negativa delle esportazioni nei primi due mesi del 2020 era un dato atteso, in linea con il rallentamento della domanda mondiale già iniziato nel 2019 “ ha dichiarato Mirco Risi, presidente di Unacea. “L’Italia si era mantenuta in controtendenza durante il 2019, mentre adesso sembra allinearsi all’andamento internazionale. Le prossime rilevazioni saranno determinanti per capire quanto le chiusure legate all’emergenza Covid-19 abbiano influito sulle dinamiche del commercio internazionale, anche in considerazione dei differenti approcci adottati dai singoli stati membri dell’Unione in merito alla gestione della crisi. Si tratta comunque di un evento epocale, che rende il 2020 un anno di pausa in cui bisogna portare avanti le attività dimenticandsci di quello che era previsto, ma preparandosi al 2021. Chiudere il secondo trimestre a -30% sarà normale, visto quanto sta succedendo. I costruttori stanno vivendo situazione produttiva difficile e come settore non ci si è mai completamente ripresi dalla crisi del 2008/2009”.