A Samoter, Transpotec Logitec e Asphaltica sono stati 84.000 gli ingressi registrati. Si può parlare di successo? Si.
Sono stati 84.000 i visitatori che hanno raggiunto la quattro giorni di Samoter, Transpotec Logitec e Asphaltica in quel di Verona, dal 22 al 25 febbraio scorso. I più erano italiani, ovviamente, ma Veronafiere e Fiera Milano hanno rilasciato un comunicato stampa congiunto con il quale hanno indicato in 86 le Nazioni di provenienza dei visitatori.
“Il nostro obiettivo quali organizzatori di fiere è quello di realizzare manifestazioni in grado di essere strumenti di business e promozione efficaci a servizio di un intero settore” ha dichiarato con soddisfazione Maurizio Danese, Presidente di Veronafiere, alla conferma dei dati di accesso alla manifestazione. “Il comparto delle macchine per costruzioni ha attraversato negli ultimi anni una delle più profonde crisi di sempre e Samoter 2017, insieme ad Asphaltica, ha rappresentato quindi sia una sfida che una grande responsabilità nei confronti delle imprese che hanno creduto con noi nel progetto di rilancio iniziato nel 2014. Il ritorno di numerose grandi case costruttrici, molti affari conclusi agli stand, operatori in crescita a livello quantitativo e qualitativo e aumento dei buyer esteri danno il segno del successo di questo 30° Samoter che guarda già con ottimismo alla prossima edizione”.
Ricordiamo che qui Maurizio Danese parla di Samoter e Asphaltica tralasciando Transpotec Logitec non per dimenticanza ma perché a organizzare quest’ultimo non è stata Veronafiere ma Fiera Milano. E non a caso giunge anche la dichiarazione di Roberto Rettani, Presidente Fiera Milano: “La scelta di lavorare insieme, di fare sistema e attivare sinergie con Veronafiere ha sicuramente portato i suoi frutti visti i risultati raggiunti dalle tre manifestazioni. L’edizione di Transpotec, in particolare, è per Fiera Milano una conferma del percorso intrapreso tre edizioni fa. I numeri dell’evento, l’ottimismo e la generale soddisfazione che si è respirata nei padiglioni confermano indiscutibilmente la manifestazione come la più importante e partecipata occasione di business per gli operatori del comparto in Italia. Il reale interesse dimostrato dal pubblico in fiera per le proposte delle aziende, che si è spesso tramutato in contratti, è frutto della ripresa e della nuova consapevolezza degli operatori ma anche segnale della volontà di rinnovare il parco macchine, offrendo un concreto contributo allo sviluppo dell’intero Sistema Paese, in termini di efficienza ed eco-sostenibilità”.
Ma se queste sono le dichiarazioni ufficiali, quali considerazioni si possono trarre da questo successo (perché di successo si tratta, questo è indubitabile)?
Scontata quella della conferma che i tre settori – movimento terra, trasporto e cantieri stradali – siano in ripresa. Più che altro vale la pena ragionare su come e in che misura lo siano. Stando ai numeri delle vendite di macchine e veicoli resi noti sia dai Costruttori che dalle associazioni, siamo di fronte a mercati che risalgono con percentuali a doppia cifra: e se da una parte risalire a due cifre è facile se si parte da una situazione a dir poco stagnante, è anche vero che la doppia cifra in questione si è attestata nel 2016 su un 2015 che aveva comunque già dato segnali di crescita.
Possiamo quindi affermare che l’edilizia e il trasporto in Italia stiano nuovamente tornando a far girare l’economia? In parte si. In parte va comunque ammesso l’aiuto a questi incrementi di vendita da parte di due fattori che a volte rimangono un po’ nell’ombra delle considerazioni ufficiali: il primo è che in Italia il parco mezzi circolante (sia del trasporto che delle macchine operatrici) è vecchio (per non dire vetusto). Per esempio oltre il 60% dei veicoli pesanti sulle nostre strade è ancora Euro 3, quindi si avvicina paurosamente al decennio di attività su strada. Sulle macchine operatrici i dati sono più incerti, ma se vogliamo lasciare spazio alle testimonianze visuali di chi scrive, vedo in giro sicuramente più cantieri, ma che in questi vi operino macchine nuove o recenti non è – ahimè – affermazione che coincide con la realtà dei fatti. Oggi si vedono ancora all’opera gloriosi escavatori Fiat Hitachi o terne che hanno contribuito alla ricostruzione post bellica, che onestamente farebbero una più bella figura al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano che sulle nostre strade.
Il secondo fattore che ha influito non poco sulle vendite è rappresentato dagli aiuti statali quali il superammortamento del 140% e la Legge Sabbatini. Inutile ricordare qui di cosa si tratta, ma è giusto ammettere che l’impennata nelle vendite degli ultimi tre mesi del 2016 coincide in parte anche con l’incertezza del non poter usufruire, nel 2017, di queste agevolazioni. Quindi qualcuno ha messo mano al portafoglio per questo motivo, senza il quale non avrebbe affrontato l’investimento. Va da se che la riconferma di tali agevolazioni anche per il 2017 fa sicuramente comodo al mercato, in ogni caso.
Nonostante tutte le considerazioni di cui sopra la manifestazione scaligera ha comunque rappresentato un giro di boa. Forse i soldi pubblici non ci saranno, il patto di stabilità ci porrà dei freni, ma se c’è una, e forse la più importante, lezione che si poteva imparare a Verona è stata quella della consapevolezza che il mercato può farcela anche da solo.
Bando quindi alle esitazioni legate a cosa faranno i politici nostrani ed europei, alle elezioni o a cosa succederà quando la Brexit diventerà veramente operativa, o se mai partiranno le grandi opere. Partiamo dall’idea che non sarà il Governo o l’Europa a salvarci il cosiddetto lato B. Saremo noi stessi che, rimboccandoci le maniche in piena tradizione italiana, saremo gli artefici della nostra ripresa.
Impariamo la lezione che il mercato è pervaso da nuova voglia di fare e nuova fiducia e non facciamoci prendere dal panico alla vista di possibili nuvole che potrebbero oscurare il cielo.
A Veronafiere e Fiera di Milano infine rivolgiamo una richiesta: il 2017 ha portato anche grazie alla vostra opera la rinascita in tre settori che sono stati fino al 2008 tre pilastri dell’economia nazionale. Ben lungi da quei momenti di gloria, oggi sappiamo con certezza però che sono tre settori vivi e potenzialmente in grado di riprendersi il ruolo che spetta loro nell’economia nazionale. Non lasciate che nei due o tre anni che ci separano dalla prossime edizioni delle manifestazioni i settori cadano nell’oblio: sosteneteli con iniziative ad hoc che, inutile dirlo, terranno viva anche la memoria delle manifestazioni stesse.